Kao što smo već rekli ovdje u Talijanskom kutku, projekt Riječki arhiv sjećanja namjerava prikazati povijest Rijeke i njezinih stanovnika putem videa u kojima o gradu govore njegovi protagonisti – povijest otkrivamo kroz njihove obiteljske priče do dolaska “Luke raznolikosti“, priče o njihovim susjedstvima, zanimanjima i precima, školskim iskustvima, mjestima urbane i izvanurbane socijalizacije, sjecištima fiumanskog, čakavskog, habsburškog, jugoslavenskog, hrvatskog i talijanskog svijeta, s posebnom pozornošću na većine i manjine, posebice talijansku zajednicu. Gianfranco Miksa i ja u ovom smo projektu intervjuirali tridesetak protagonista riječke scene između kraja 10-ih i početka 20-ih ovog novog stoljeća i tisućljeća.
Danas predstavljamo intervju vođen 23. veljače 2020. godine, s pripadnikom talijanske zajednice koji je 21. svibnja 2024. proslavio svoj devedeseti rođendan: Aldom Racanéom. Potomak drevne riječke obitelji Racané, radnik, član mandolinskog orkestra i solist Zbora Zajednice Talijana Rijeka, odlikovan Redom Zvijezde Italije u rangu viteza i Nagradom Rudi Palisca Društva Fratellanza, Aldo Racané prominentna je ličnost Zajednice Talijana u Rijeci.
Come abbiamo già raccontato qui nell’Angolo italiano, il progetto dell’Archivio della memoria di Fiume intende presentare la storia di questa città e dei suo abitanti nei video e parole raccontate dai suoi protagonisti, con i racconti delle loro famiglie sin dall’arrivo del “Porto delle diversità”, del loro rione, delle loro professioni e di quelle degli ascendenti, delle loro esperienze scolastiche e nei luoghi della socializzazione urbana ed extraurbana, dell’incrocio tra i mondi fiumano, ciacavo, asburgico, jugoslavo, croato e italiano, con un’attenzione particolare alle maggioranze e minoranze, soprattutto quella della comunità italiana. In questo progetto, io e Gianfranco Miksa abbiamo intervistato circa trenta personaggi della scena fiumana tra la fine degli anni Dieci e l’inizio degli anni Venti di questo nuovo secolo e millennio.
Oggi presentiamo l’intervista fatta il 23 febbraio 2020 a un personaggio della Comunità italiana che è stato celebrato il 21 maggio 2024 per i suoi novanta anni: Aldo Racané.
Discendente dell’antica famiglia fiumana dei Racané, operaio, membro della Mandolinistica e solista del Coro della Comunità italiana di Fiume, insignito dell’Ordine della Stella d’Italia nel grado di Cavaliere e del Premio Rudi Palisca della Società Fratellanza, Aldo Racané è una figura esemplare della Comunità degli italiani di Fiume. Alla festa celebrazione di Aldo Racané, raccontata con diverse foto in un articolo del quotidiano di lingua italiana a Fiume Voce del Popolo – Aldo Racané spegne 90 candeline e si congeda dal pubblico – Racané ha cantato con gli amici Ivan Zorco, Alida Delcaro e il coro della società Fratellanza della Comunità italiana di Fiume. Aldo Racané nasce nel 1934 in una famiglia operaia ed è testimone della Fiume ancora di confine, con suoi i passaggi frequenti di frontiera
tra Zamet e Cantrida (oltre che a Sussak): «Si veniva, quella volta, come in tutti i confini così anche noi… erano queste osterie. Qui si mangiava bene, un poco più a buon prezzo [che in Italia] e allora le domeniche si faceva la scampagnata e quella volta si veniva a piedi.» Racané racconta i bombardamenti della guerra, l’affondamento del Cacciatorpediniere Pigafetta, costruito nel cantiere di Fiume, la distruzione del porto da parte dei tedeschi in fuga e l’arrivo dei partigiani. Dei bombardamenti e dei tanti eserciti liberatori di Fiume, dice: «Ricordo quella volta ero abbastanza giovane, correvamo nei rifugi durante la guerra. Quella volta avevo dieci anni quando è finita la guerra. Dunque, poi abbiamo passato a queste altre guerre… Tutte guerre liberatrici, tutti quelli che sono venuti qui a Fiume hanno liberato Fiume. Però chi l’ha distrutto adesso …quest’ultimo governo… cioè non solo questo governo …hanno distrutto completamente l’industria di Fiume».
Alunno alle scuole elementari Anita Garibaldi (oggi San Nicolò, per molti anni Mario Gennari) e Belvedere, fece i suoi primi passi nella musica come una delle Piccole stelle al teatrino della Manifattura tabacchi, cantando svariate canzoni come la celebre Fai piano che dorme papà. Nell’intervista pubblicata sul sito della Comunità degli italiani di Fiume, Racané ricorda quando il padre, tecnico navalmeccanico, lo portava a vedere il varo delle navi e allo stadio l’Unione sportiva Fiumana e dopo la Seconda guerra mondiale il Quarnero/Kvarner, da cui sarebbe nato ai primi anni Cinquanta il Rijeka. Racané ricorda l’esodo degli italiani da Fiume nel difficile dopoguerra di Fiume e gli anni successivi, quando era difficile lasciare la città, ma succedeva continuamente. Racconta inoltre del padre cacciato dal Partito Comunista e di un amico e collega del padre accusato di cominformismo, prelevato proprio a casa Racané e poi mandato a Goli Otok.
«Il papà gaveva protestado, insomma che sta gente va via e gente vien nova, ciapa ciapa quartiere… E xe sta buttà fora dal partito e quella volta era proprio il Cominform. E el papà gaveva un amico che lavoravano insieme, non so come che se chiama, e me ricordo che xe venù da noi, el papà lo ga invità a pranzo, e dal lui lo ga portà via e mi credo che non xe mai più tornado». Racané chiarisce il suo atteggiamento di distacco nei confronti della politica, ricordando un confronto con un agente della polizia segreta alla fabbrica Torpedo dopo il ritorno di un viaggio familiare a Torino, in cui aveva avuto la possibilità di visitare gli stabilimenti della Fiat: «E allora quando me ga domandà quelli dell’UDBA e mi ghe digo: ‘Ma la guardi mi me ga assai impressionà questo [la visita alla Fiat e i macchinari che aveva visto]’. Ma lui me dixe: ‘A me non me importa sta roba, m’importa politicamente!’ – Ma ghe digo: ‘La sa cosa? Mi la politica non me interessa.’ E lui me dixe (in croato): ‘guarda…non xe manco pasta e fasoi senza politica’. Mi ghe digo: ‘La guardi …mi se non gavrio le mani, mi non magnario….Come per chi!’ Intendevo dir: per lui sì! perché lui xe in ufficio! bel! ga buona anche la paga e tutto… ma noi operai? E me ga subito [detto] ..che vado via! [ride, e fa il gesto con la mano di essere stato mandato via dall’ufficiale]».
Racané frequentò la sezione in italiano della scuola media-superiore industriale e da operaio fu anche giocatore nella squadra della fabbrica Torpedo, dove si mescolarono a lungo le lingue italiana e croata. Dall’esperienza alla Torpedo sarebbe nata in seguito l’Officina meccanica per la cantieristica R.A.M., una ditta privata negli anni del socialismo jugoslavo, di cui parla ampiamente in questa testimonianza. Non fu facile districarsi tra le imposizioni del sistema, che però aveva anche dei lati positivi: «Quando che Tito era al potere, alla fine non era male il sistema, si poteva andare oltre …quel che era [meglio] si poteva andar a comprar e…. La parte sociale era molto meja [migliore] che oggidì. Oggidì, pian pian, tutto ti porta a pagare».
Racconta anche della Mandolinistica e del coro nella Comunità italiana e quindi dei Virtuosi fiumani e del suo impegno umanitario durante la guerra degli anni Novanta, e del suo attaccamento per la Comunità italiana di Fiume, per cui esprime preoccupazione: «(…) i maestri doveria… quando che finisce le sue ore di lavor, dovria esser a contatto de la comunità se volemo gaver un proseguimento …ma questo non se lo vede». Ciononostante rimane forte il legame con la minoranza e verso la lingua italiana e il dialetto locale: «Sì, noi abbiamo parlato sempre fiumano, io a casa».
A proposito del suo impegno nel Coro della Società Fratellanza della Comunità italiana, Aldo dice, con tristezza nel cuore: «Gavemo passato tutti i momenti, bei, brutti… Me dispiase, solo questo, me dispiase che sto collegamento tra le scuole che non se può attuar … solo questo…i giovani mancan». Il cantare è stato sempre fonte di grande felicità, ma anche grande impegno, non sempre riconosciuto come avrebbe dovuto, ma che ha anche permesso di vivere momenti indimenticabili in città e nelle città della Jugoslavia, e poi Croazia e Slovenia, ma anche dell’Italia dove la Fratellanza si è instancabilmente esibita: «Il nostro cantare.. Questo xe un grande sacrificio perché qua non xe soldi…l’unica soddisfazione xe quella che go, che gavemo, dove che erimo, dove xe stadi…».
Quale è il senso di tutto questo impegno? La festa del 21 maggio è stato un momento di grande felicità per tutti i presenti, anche per poter guardare indietro a un movimento culturale fondamentale per il mantenimento dell’unicità nella diversità della città di Fiume: «Guardi cantar, mi volevo anche smetter .. dopo me dixe… Ma dopo so che se smetto mi, smette el fradel e il coro siamo in dieci… Cade tutto! cosa.. peccà!». Quindi l’imperativo è non fermarsi, ma andare avanti con le forze, anche tenui, che i nostri corpi negli anni ci permettono. Il senso è ritrovarci nella continuità di una testimonianza viva e vitale della musica in lingua italiana a Fiume, autentico strumento di promozione culturale, socializzazione, allegria. Complimenti Aldo! E Auguri!
Istaknuti vizual: Aleš Suk
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